Un denso romanzo in cui Kadaré rievoca la costruzione della piramide di Cheope, un'opera grandiosamente inutile, voluta dalla corte del faraone per motivi eminentemente politici. Ci racconta della miriade di personaggi coinvolti, degli atroci tormenti degli schiavi, del terrore dei complotti, della conclusione dell'opera e persino delle imitazioni cui dette luogo. Ma soprattutto traccia una metafora di tutti i totalitarismi, di tutte le utopie omicide che hanno costellato la storia umana dai tempi remoti fino ad oggi.
Costruita sul sangue. Cheope, il famoso faraone, quello che dice è legge, contraddirlo potrebbe portare a conseguenze nefaste e nessuno ha il coraggio di contraddirlo. La maggior parte delle volte, almeno. Purtroppo anche le decisioni di Cheope possono portare a eventi che nessuno riesce nemmeno a immaginare. E quella che fa vacillare i potenti d’Egitto è questa: la piramide non vedrà mai la luce.
Inutile dire che chi gli sta accanto tenta in tutti modi di fargli cambiare idea, usando parole dolci, ma al tempo stesso minatorie, palesando pericoli futuri e segnali di sventura sul loro amatissimo popolo. Cheope si fa pian piano convincere e, anzi, decide che la sua sarà la piramide più grande e più bella mai costruita. Il prezzo? Oro, mattoni e le vite di decine degli uomini. Decine e decine di uomini. Per taluni questo è il prezzo giusto da pagare, per qualcun altro, invece, quel conto è decisamente tropo salato…
Ismail Kadaré ci parla con schiettezza, usando parole semplici per descrivere eventi drammatici, eventi che faranno riflettere.
Il fatto è che lo fa con una scioltezza e una disinvoltura da lasciarci spiazzati, salvo poi farci capire ciò che è accaduto e farci inorridire. Un uomo di cultura, un libro che parlerà direttamente alla mente e al cuore. E non è cosa da poco.
Comunicação / Drama / Fábula / Literatura Estrangeira / Política / Romance